Con gli studenti delle prime del corso Igea stiamo approfondendo la tematica dei consumi delle famiglie. In particolare in questi giorni stiamo parlando di pubblicità ingannevole. Per rendere più facile l’argomento mi sembra opportuno fare un po’ di esempi concreti su alcune pubblicità dichiarate ingannevoli dalla Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Nel portale Tuttoconsumatori del Consiglio Nazionale dei Consumatori sono riportate tante sentenze che vi potrebbero incuriosire e interessare. Leggete, aspetto i vostri commenti.
Molto interessante prof ma secondo me la migliore e più ingannevole è: Le patatine come una mela? E’ pubblicità ingannevole: 50mila euro di multa alla “San Carlo”.
A presto.
Oggi in 1°A igea abbiamo parlato della pubblicità ingannevole dicendo che viene punita col ritiro dalla circolazione della pubblicità e/o con una sanzione che può arrivare a 100000 euro.
Come ci ha fatto notare, prof, la cifra della sanzione, rispetto alle spese sostenute giornalmente dalle imprese per fare pubblicità (si arriva a 170000 euro a spot O_o), è una bazzeccola…
Lo Stato dovrebbe alzare la quota di sanzione, perchè in questo modo non si scoraggia le imprese a ingannare, anzi… è sempre e comunque un guadagno per loro, perchè le persone che ci cascano fanno entrare una marea di soldi…
Spero di aver fatto passare il mio pensiero, anche se un po’ contorto 😛
Bisogna calcolare comunque anche i costi persi per il ritiro della pubblicità. Ma quello che è peggio è che quando la pubblicità viene ritirata il consumatore l’ha già vista ed è già caduto nella “trappola”. Per questo dobbiamo tenere gli occhi ben aperti: aiutati che il ciel t’aiuta!
Con la prof di italiano D’Onofrio abbiamo sentito, mediante riproduzione multimediale, l’argomentazione di un signore alla radio (non ricordo il nome).
Cmq questo qui (non è la prima volta che intrattiene gli ascoltatori) ha una tesi (dagli appunti che ho preso): “in primo piano c’è un messaggio secondario e in secondo piano il messaggio primario, che è quello a cui i commercialisti vogliono arrivare”.
E ancora: “Dire senza dire: una volta si pubblicizzava direttamente quanto un prodotto fosse buono, oggi si riesce a convincere anche non dicendolo.”
“La pubblicità usa molto l’inglese per dimostrare avanguardia elettronica e gran modernità”
Fa l’esempio dei profumi francesi: “sapendo quanto siano gradevoli, si fa uso e abuso di nomi come Chanel come per dirci -guarda che questo prodotto è francese, è il migliore-”
“Ci deve essere una parte evidente (la meno importante) e una supposta (il messaggio principale)”
Altri appunti sono confusi, ma personalmente ho capito quello che intendeva! se la Martina si ricordasse il nome di quella persona. . c’era anche lei, magari l’ha scritto.
Ciaoo
Devo dire che non ho capito moltissimo. Intanto credo che i “commercialisti” di cui parli siano i “commercianti. Comunque credo che il concetto di fondo sia che le pubblicità stanno diventando sempre più sofisticate ed abili per raggiungere l’obiettivo di venderci qualcosa. Del resto chi fa la pubblicità ha studiato tecniche di comunicazione e sa bene come fare centro, mentre il consumatore è sempre più “inebetito”.
Ma per fortuna, ad aprirvi gli occhi ci pensa la scuola 😉
Esattamente.
io penso si chiamasse Vallauri…vero?
si, come dice roberto abbiamo parlato a proposito di questo argomento pochi giorni fa; per quanto mi riguarda è stata molto utile ascoltare quell’argomentazione, mi ha aperto di più gli occhi…cioè prima non facevo tanto caso ai significati nascosti, ora cerco sempre di fare attenzione! 😉