Venerdì su “La Repubblica” un articolo di Ilvo Diamanti, “Maledetti professori”, sottolinea come il nostro lavoro di insegnanti sia sempre più lontano dai valori condivisi in questa società. Condivo molto le sue parole, perchè spesso mi sento Don Chiscotte contro i mulini a vento. Conclude nelle ultime righe:
“Maledetti professori. Pretendono di insegnare in una società dove nessuno – o quasi – ritiene di aver qualcosa da imparare. Pretendono di educare in una società dove ogni categoria, ogni gruppo, ogni cellula, ogni molecola ritiene di avere il monopolio dei diritti e dei valori. Pretendono di trasmettere cultura in una società dove più della cultura conta il culturismo. Più delle conoscenze: i muscoli. Più dell’informazione critica: le veline. Una società in cui conti – anzi: esisti – solo se vai in tivù. Dove puoi dire la tua, diventare “opinionista” anche (soprattutto?) se non sai nulla. Se sei una “pupa ignorante”, un tronista o un “amico” palestrato, che legge solo i titoli della stampa gossip. Una società dove nessuno ritiene di aver qualcosa da imparare. E non sopporta chi pretende – per professione – di aver qualcosa da insegnare agli altri. Dunque, una società senza “studenti”. Perché dovrebbe aver bisogno di docenti?
Maledetti professori. Non servono più a nulla. Meglio abolirli per legge. E mandarli, finalmente, a lavorare.”
E’ molto triste leggere queste cose, specchio della nostra società.
Confesso che ultimamente sono diventato molto pessimista sulla salute della nostra Nazione, mi sento sempre più a disagio e mi riconosco sempre meno nelle scelte, nella mentalità, nelle cose in cui credono gli italiani.
Un paese dove non sono i razzisti a doversi giustificare, ma sono quelli che semplicemente rispettano il prossimo che devono discolparsi; un paese in cui si preferisce guardare Uomini e donne o Buona domenica piuttosto che un programma di divulgazione culturale; un paese dove tutto è lecito e se non imbrogli o giochi sporco non sei un persona per bene, ma sei uno sfigato non è e non potrà mai essere il mio paese: la parabola discendente del ruolo degli insegnanti è solo uno degli indicatori del degrado morale in cui siamo sprofondati.
Forse non è veramente così, forse è una mia impressione, un (breve?) momento di sbandamento, un periodo un pò così, ma in certi momenti mi verrebbe veramente voglia di mollare…
é tutto verissimo quello che dice, è brutto che le persone che tutti i giorni cerchano di insegnare qualcosa che possa essere utlie nella vita, vengano sottovalutati in questo modo dalla società, come se non servissero…da una parte è vero, spiega il perchè qui nell’articolo, in cui dice che oltre agli studenti, anche la società non dà il buon esempio…io spero che gli studenti pensino un po’ di più alla realtà invece che ad un mondo immaginario che tutti ci creano intorno, in cui tutto è bello e facile da raggiungere! 😦
@stefano cosa vuol dire “mi viene voglia di mollare”? Questo paese ha bisogno di persone come te, che hanno ancora una vita davanti e possono ottenere molto dal futuro. Certo, non cambieremo il mondo, ma una goccia può scavare una roccia!
@smarty Certo è difficile cercare di andare controcorrente. I miti della bellezza, della ricchezza, del successo sembrano essere insostituibili ma sono convinta che stiamo toccando il fondo e che qualcosa debba cambiare. Almeno me lo auguro.
Si, credo anche io che stiamo davvero toccando il fondo…spero come lei in una risalita 😉