Un rappresentante d’istituto può realmente fare la differenza all’interno del consiglio d’istituto o è semplicemente una carica formale?
“Non è formale perché partecipare ed individuare le strategie e le politiche della scuola che passano attraverso un rapporto con i docenti, con la dirigenza, con i propri compagni è un ruolo sostanziale. Indubbiamente se il proprio ruolo non viene vissuto come un ruolo politico (inteso come presa di posizione e di decisione in determinate circostanze all’interno della scuola) tutto ciò diviene prassi formale. Se si propongono progetti che siano di supporto al piano dell’offerta formativa è un conto, ma se ci si candida solamente per organizzare le varie feste scolastiche (Natale, Pasqua, fine anno) e non per partecipare attivamente alla consulta facendosi portavoce dei proprio compagni, allora diventa una carica puramente formale.”
Come è cambiata la gestione della scuola dopo i tagli del Governo e come influisce su noi studenti?
“La nostra regione è stata colpita in maniera minore per quanto riguarda gli organici dei docenti rispetto al resto d’Italia, ma i problemi ci sono ugualmente poiché a fronte di tagli c’è un aumento di popolazione. Stiamo cercando di gestire la situazione in modo tale da non far pesare il tutto sull’offerta formativa.
La cosa che mi preoccupa di più, però, è un’altra. Ovvero la motivazione allo studio degli studenti. Fin dalle elementari si possono riscontrare atti di bullismo in crescita, su cui stiamo intervenendo. Possiamo risolvere alcuni problemi di carattere gestionale, ma diventa molto più difficile l’intervento su questo tipo di atti.
Sta cambiando la società, ma soprattutto sta aumentando la difficoltà delle famiglie ad assumersi il ruolo di educazione che dovrebbero ricoprire.
Tornando alla problematica materiale economica, l’organico più colpito sembrerebbe quello del personale ATA. Di questa categoria si parla abbastanza poco, ma una scuola può avere docenti, classi, ecc. ma senza bidelli non si aprono le porte.
Come dovrebbe agire lo Stato per agevolare l’istruzione e l’istituzione scuola?
“Lo Stato, che siamo noi, per molti anni ha mostrato indifferenza. Uno Stato che non pone attenzione alla scuola e l’innovazione è uno Stato perdente, poiché significa non investire nelle qualità che i tuoi studenti possono dare e avere tenendo conto che gli studenti saranno poi coloro che andranno a gestire lo Stato in futuro. Con gestire non intendo solo a livello governativo, bensì anche a livello di imprenditoria, poiché è necessario essere consapevoli del proprio bagaglio colturale ed essere in grado di sedersi ad un tavolo e portare avanti le proprie idee, che possono dare un valore aggiunto al mondo del lavoro, alla società e alla nazione.
Un preside in che modo deve relazionarsi nel mondo della scuola?
“Un preside non può essere autoritario, ma deve essere autorevole. Attraverso l’autoritarismo non passa nulla. Quindi deve sapere e conoscere le leggi, essere consapevole del proprio ruolo educativo e deve amare se stesso, perché chiunque rispetta se stesso trova il modo di rapportarsi in maniera positiva con gli altri.”